Maggio 18, 2020
Itinerario 11: la Val d’Orcia

La Val dOrcia è patrimonio dell’UNESCO dal 2004, è rapporto inscindibile e perfetto tra natura e civiltà che forse non ha un eguale, così armonioso ed equilibrato, in nessun altro luogo del Bel Paese. È un eccezionale esempio del ridisegno territoriale del primo Rinascimento, che illustra gli ideali di buon governo e la ricerca estetica che ne ha guidato la concezione. Celebrata dai pittori della scuola senese, la Val d’Orcia è divenuta un’icona del paesaggio che ha profondamente influenzato lo sviluppo del pensiero paesistico.

Le nostre tappe:

  1. Tappa 1 – San Quirico
  2. Tappa 2 – Bagno Vignoni
  3. Tappa 3 – Rocca d’Orcia
  4. Tappa 4 – Monticchiello
  5. Tappa 5 – Pienza
  6. Tappa 6 – Sant’Anna in Camprena

Dove degustare

Podere Forte – Castiglione d’Orcia biologico e biodinamico, una delle più belle aziende del territorio

Sante Marie di Vignoni

Capitoni – Pienza

Terre di Nano – Monticchiello

Tappa 1 – San Quirico

La nostra prima tappa di questa giornata, inizia nello splendido borgo di San Quirico d’Orcia. Si trova in mezzo a questo paradiso terrestre, a  metà strada tra altre due perle come Montalcino e Pienza. Sulla strada Cassia la mitica SS2.

San Quirico è un esempio di struttura urbanistica medievale fra i più notevoli, e conserva, nelle presenze architettoniche, numerosi segni dell’antica importanza. Sono in parte visibili ancora ben 14 torrette, alcune delle quali incorporate in altre strutture.

Nel corso dell’XI secolo l’influenza della vicina via Francigena ne determinò la rapida crescita, sia a livello economico che urbanistico. Il borgo conserva ancora l’antica struttura, che ha visto svilupparsi, nel tempo, lungo quello che era l’asse viario principale, piccole e deliziose botteghe, gelaterie e ristoranti di ottima qualità. A San Quirico visiteremo la  Collegiata dei Santi Quirico e Giulitta, una splendida chiesa romanica con elementi gotici e barocchi, caratterizzata da tre bellissime entrate con sculture di leoni e tre portali di stili differenti, dove in  una navata troviamo l’opera più pregevole, lo splendido polittico di Sano di Pietro. Poco distante, Palazzo Chigi,  edificio storico, in stile barocco del XVII sec., eretto da Carlo Fontana per il Cardinale Flavio Chigi, appare come un’imponente struttura di pietra in contrasto con gli edifici circostanti. Gli Horti Leonini, splendido esempio di giardini all’italiana, che furono donati nel 1581 da Francesco I de’ Medici a Diomede Leoni, da cui prendono il nome, sono un raro esempio di giardini senza villa, concepiti non per essere goduti da un proprietario, ma per la gioia di poterli far visitare a tutti i pellegrini del vicino Spedale della Scala. Da cinquanta anni fanno da splendida cornice ad una bellissima manifestazione: Forme nel Verde. Questo evento propone i maggiori artisti dell’arte contemporanea. Al terzo anno sotto la direzione della curatrice Gaia Pasi, che con grande competenza ha sviluppato la rassegna puntando ai giovani artisti under 35 e stringendo una lungimirante collaborazione con le due Accademie delle Belle Arti di Carrara e di Firenze, fino a far diventare la manifestazione una delle più interessanti d’Italia. Dalle mura fortificate che circondano gli Horti, è possibile godere di una magnifica vista sulla Valdorcia, a partire dal Monte Amiata fino a Pienza e Montepulciano. 

Molto bella la Chiesa di San Francesco, detta anche Chiesa della Madonna, in quanto sull’altare maggiore è conservata la Madonna Annunciata attribuita ad Andrea Della Robbia e la Chiesa di Santa Maria Assunta o di Santa Maria ad Hortos in quanto era circondata dagli orti che diverranno gli Horti Leonini. La magnifica pieve romanica in pietre squadrate di travertino ad unica navata, con uno straordinario gioco di luci all’interno, è semplice ma estremamente suggestiva.

Da visitare il Birrificio San Quirico. Nella terra dei grandi rossi, a pochi chilometri dal Brunello di Montalcino e dal Nobile di Montepulciano, aprire una birreria è stata una notevole e affascinante sfida vinta dal fondatore Roberto Rappuoli che dal 2008 produce birre di qualità ricevendo premi e riconoscimenti. Al Birrificio San Quirico le antiche tradizioni dell’arte birraia si coniugano con le più moderne e avanzate ricerche scientifiche: in partnership con l’Università di Siena e con il CERB (Centro di Eccellenza per la Ricerca sulla Birra) dell’Università di Perugia è stato siglato un accordo finalizzato ad un progetto di ricerca – unico nel suo genere in Italia – volto ad indagare le proprietà ed i possibili utilizzi delle piante autoctone della Val d’Orcia nella produzione della birra.

Da segnalare Catharina – in omaggio a Santa Caterina da Siena che in Val D’Orcia si ritirava in preghiera – la prima birra artigianale al mondo aromatizzata con le spezie tipiche del panforte: pepe, cannella, noce moscata, chiodi di garofano, miscelate in una combinazione “segreta” ed esclusiva.

Spettacolare è il passaggio della carovana delle Mille Miglia a metà maggio nel centro storico, e le scritte, riprodotte come all’epoca della grande corsa,  sui muretti in uscita dal borgo che inneggiano le case automobilistiche e i campioni.

Vicinissimo a San Quirico sulla Cassia in direzione di Siena, vi troverete immersi nelle crete suadenti, sinuose, dolcissime, con cipressi solitari sui crinali, un vero paradiso. Ma ad un certo punto sarete attratti dalle numerose auto parcheggiate lungo la strada e da innumerevoli fotografi intenti ad immortalare l’Icona della Val d’Orcia. Come per magia sulla sinistra vi appariranno i cipressi…. una eruzione di cipressi che “spaccano” le dolci sinuosità delle colline. Un panorama che vi lascerà senza parole per la sua bellezza e potenza d’immagine.

Tappa 2 – Bagno Vignoni

La nostra giornata prosegue verso sud, sulla stessa Cassia, dopo pochi chilometri una strada poco visibile, a dire il vero, sulla destra ci porta a Bagno Vignoni. Un luogo unico ed affascinante dove vale la pena di andarci almeno una volta nella vita. Una delle scenografie più belle è il tratto denominato “Gole dell’Orcia”, nel cuore del Parco Artistico Naturale della Val d’Orcia. Il suo nome deriva dal castello di Vignoni (risalente all’XI° secolo), i cui resti dominano il Borgo, e dalle acque termali, conosciute ed apprezzate giàà dagli Etruschi prima e dai Romani poi.

Un borgo medievale rimasto meravigliosamente intatto, una sorgente termale incastonata e incorniciata fra colli e cipressi della Val d’Orcia, una piazza-vasca rettangolare, Piazza delle Sorgenti o Piazza del Vascone,  di origine cinquecentesca in cui sgorga e ribolle acqua calda e fumante che esce dalla falda sotterranea a mille metri di profondità di origini vulcaniche. L’acqua ha di fatto sostituito la pavimentazione tipica della piazza italiana. Atmosfere affascinanti, magiche, acque benefiche, le stesse che ispirarono i versi di Lattanzio Tolomei, dotto senese, dedicati alle Naiadi, Ninfe delle fonti e dei fiumi, composti e scolpiti in greco antico, nel loggiato di Santa Caterina, di fronte alla cappella dove pregava. Marco Valerio Marziale, poeta romano ritenuto il più importante epigrammista in lingua latina, non avrebbe voluto conoscere altro luogo che “le piscine e le terme, le letture sotto l’ombra dei portici, le passeggiate e le dolci conversazioni…”. Lo stesso Ovidio racconta che alle acque tiepide si usava miscelare latte d’asina e biade toscane… Il primo documento in cui si scrisse di Bagno Vignoni risale al 995, quando il marchese Ugo di Toscana ne parla ai monaci amiatini, che lo avevano in possesso. Nel 1170 Federico Barbarossa concesse Tintinnano, oggi Rocca d’Orcia, e Bagno Vignoni al cardinale Usimbaldo e alla sua famiglia, i Tignosi, che con Guido Medico promulgarono la Carta Libertatis nel 1207. La Carta pose fine alle convenzioni feudali che opprimevano la comunità; regolamentò l’uso di tutte le risorse del territorio, compreso l’utilizzo delle “acque perenni”: furono date le terre in affitto, furono fissati i canoni e le scadenze, le ripartizioni delle cacciagioni. Ai Tignosi succede nel 1274 una potente famiglia di finanzieri senesi, i Salimbeni, così che Bagno Vignoni sotto la loro egemonia si ritrovò al centro dello scacchiere tra la potente repubblica senese e quella fiorentina. Non tardò la prima distruzione quando i Tolomei cacciati da Siena, perchè di parte guelfa, vollero vendicarsi. Agli inizi del ‘300 i senesi provvidero per la fortificazione di Castiglione, prossima a Tintinnano, ma non servìì ad evitare l’assalto dei perugini dal quale Bagno Vignoni subì innumerevoli danni.

I Medici erano decisi a far crollare i senesi così che nel 1553 Bagno Vignoni subì l’ennesimo saccheggio dalle truppe francesi di Carlo V, loro alleate, e due anni dopo capitolò, insieme a Castiglione, allo strapotere mediceo. Nel 1600 il bagno fu concesso dal granduca di Toscana Ferdinando II alla famiglia Amerighi, che vi costruì le prime locande per i bagnanti, tra cui la locanda del Leone, ancora esistente. Nel 1676, la proprietà passò alla famiglia Chigi, ancora oggi proprietaria di molte parti del paese.

L’estrema vicinanza alla via Francigena, filo conduttore di tutta la val d’Orcia, favorì la conoscenza e l’uso di queste acque e contribuìì allo sviluppo del Borgo. All’inizio del ‘300, attorno alla vasca si disposero le abitazioni, le locande e furono costruiti anche dormitori per pellegrini e amanti dei bagni termali: due locali divisi, uno per le donne e uno per gli uomini, esistenti tuttora. La distinzione è prevista nello Statuto della città di Siena, di cui Bagno Vignoni fu proprietà dall’inizio del 1417, quando il feudatario Salimbeni la vendette al Comune. Anche le vasche erano separate e per tutta l’antichità ne esistette una terza dedicata ai cavalli. La chiesa, vista l’abbondanza di acqua, fu dedicata a San Giovanni Battista, festeggiato il 24 giugno con una processione attorno vasca e benedizione dei campi. In questo periodo le terme furono frequentate anche da Caterina da Siena (1362-1367), portata dalla madre ad incontrare dame e cavalieri nel tentativo di distoglierla dal proposito di farsi monaca. Non aveva però fatto i conti con la tenacità della futura santa, la quale trasformò quello che era un piacere in un’occasione di penitenza: secondo la tradizione, Caterina si procurava sofferenze fisiche facendo il bagno dove l’acqua sgorgava caldissima. La leggenda vuole che, ancora oggi, sia possibile intravedere nell’acqua della vasca una scia luminosa che indica il percorso seguito da Caterina per raggiungere la sorgente. 

Il massimo splendore iniziò nel ‘400 quando Papa Pio II (Enea Silvio Piccolomini) fece progettare ed edificare da Bernardo Rossellino la città di Pienza, la città dell’harmonia mundi, e decise di fare di Bagno Vignoni la sua residenza estiva,  facendo disegnare  dallo stesso Rossellino un palazzo che si slancia dalle acque come una visione, e dal quale poteva vedere il suo grande palazzo di Pienza.

Anche Lorenzo de’ Medici, il “Magnifico”, spesso si concedeva dei periodi alle terme per curarsi con gli effetti benefici delle acque. 

Nel ‘700, quando il borgo era di proprietà dei Chigi, ricca e potente famiglia di Siena, fu costruito il primo stabilimento termale, e da allora la storia di Bagno Vignoni si legò all’industria termale. 

I più noti personaggi del tardo Medioevo inizi del Rinascimento parlarono di questi luoghi. Michel de Montaigne nel 1581 scrisse “questo bagno è assai nobile”, anche D’Annunzio, in visita alla Val d’Orcia scrisse: ” recreor totus”. 

La temperatura dell’acqua crea straordinari effetti scenografici, soprattutto di sera, quando entra in contatto con l’aria fredda, quasi surreale, con l’atmosfera percorsa dalle lente nuvole di vapore che s’innalzano dalle acque calde, con le trasparenze delle luci che rendono l’ambiente ovattato e silenzioso.

Nel ‘200 l’abbondanza di acqua ispirò la costruzione dei mulini. Il Parco dei Mulini è un percorso archeologico che si snoda ai margini del borgo ed inizia con le vasche e le cisterne di raccolta dell’acqua di scolo proveniente dalla principale vasca termale del paese. Dalle vasche poste sulla sommità della collina l’acqua inizia la sua discesa verso il fondovalle alimentando gli antichi mulini. Si tratta di quattro mulini scavati nella roccia, un’ opera di ingegneria idraulica molto complessa che ne permetteva il funzionamento anche in estate perchèé alimentati da una sorgente termale costante. La Val d’Orcia è infatti ricca di cereali e l’utilizzo di mulini si rivelò fondamentale sin dal Medioevo. A Bagno Vignoni si macinava anche d’estate, quando gli altri mulini erano bloccati per la scarsità delle acque. L’attività dei mulini andò avanti fino al secondo dopoguerra. 

Nel 1982 il regista russo Andrej Tarkovskij vi ha ambientato varie scene del film Nostalghia, premiato l’anno successivo al Festival del Cinema di Cannes. Richiamate dall’impatto scenografico del luogo, altre importanti produzioni cinematografiche si sono succedute negli anni. Famosa e spettacolare la scena del film “al lupo al lupo” dove Carlo Verdone, Francesca Neri e Sergio Rubini fanno un bagno notturno nella vasca del borgo.

Tappa 3 – Rocca d’Orcia

Da Bagno Vignoni è già visibile la nostra prossima tappa, in alto, imponente, Rocca dOrcia, già Rocca a Tentennano o Rocca di Tintinnano, è menzionato per la prima volta in alcuni atti notarili dell’XI secolo: all’epoca esisteva già quindi una rocca con il suo piccolo borgo. La rocca nella sua forma attuale dovrebbe essere stata costruita intorno al 1100 – 1200 dalla famiglia Aldobrandeschi che dominava la Toscana meridionale (un Aldobrandeschi era anche il Papa Gregorio VII). Per circa due secoli la rocca di Tentennano fu la piccola capitale della Val d’Orcia, ma soprattutto il centro di controllo strategico sulla via Francigena, la strada medievale che univa Roma con il nord Italia e la Francia. La Rocca fu proprietà di diverse famiglie nobili tra le quali gli Aldobrandeschi e i  Salimbeni e della Repubblica di Siena; fu poi contesa nelle diverse guerre che segnarono medioevo e rinascimento, per poi essere abbandonata dopo il ‘500. Non è stata mai espugnata: era praticamente impossibile, prima della comparsa delle armi da fuoco.

Tappa 4 – Monticchiello

Riprendendo la Cassia in direzione Nord (Siena) troverete dopo alcuni chilometri una  strada sulla destra per Monticchiello. Seguendo le indicazioni lungo la strada sarà molto semplice giungere a Monticchiello, borgo che conserva ancora i tratti austeri delle fortezze medievali, in deciso contrasto con il quadro rinascimentale offertoci da Pienza. 

Baluardo del sistema difensivo della Repubblica di Siena, fino alla sua caduta nel 1559, Monticchiello conserva ancora, infatti, l’antica e robusta cinta muraria e la torre del cassero. 

Ad animare il paese, ogni anno nel periodo estivo, ci pensano i cittadini stessi dando vita agli ormai tradizionali spettacoli del Teatro Povero: uno spaccato di vita borghigiana che, prendendo spunto dalla storia locale, propone un vero approfondimento sui problemi di attualità. Una sorta di teatro-vita scritto dagli stessi personaggi,  gli abitanti di Monticchiello. 

Suggestivo è il tramonto che potete ammirare mentre si fanno più vivide le luci di Montalcino. 

Sulla strada per arrivare a poche centinaia di metri dal borgo potete ammirare sulla destra e sulla sinistra il sentiero serpeggiante che occhieggia fra i cipressi che fanno da scudieri. Sarete catapultati, oltre che nel paesaggio stupendo, in un set cinematografico pubblicitario: innumerevoli spot sono stati girati in questi luoghi. Ultima nota, per gli appassionati di Rally, Monticchiello era una prova del Mondiale Rally degli anni ’80.

Tappa 5 – Pienza

Al primo bivio in fondo alla discesa, dobbiamo prendere a destra per la prossima trappa del nostro itinerario: Pienza.

Pienza non fu mai teatro di scontri, ma godette sempre di un’idilliaca atmosfera serena che ancora oggi vi si respira. A cambiare le sorti di questo piccolo e semplice borgo altomedievale, noto ai tempi con il nome Corsignano, fu la nascita nel 1405 di Enea Silvio Piccolomini, destinato a diventare papa, all’età di 53 anni, con il nome di Pio II. Pensando di trasformare il suo paese natale nel luogo della sua residenza e della corte papale, progettò di realizzarvi quella “città ideale” tanto propugnata dagli intellettuali del tempo. Incaricato del progetto fu l’architetto Bernardo Rossellino, che dette subito il via ai lavori che avrebbero dovuto trasformare Pienza nella celebrazione stessa dell’armonia del Quattrocento italiano. I lavori vennero interrotti nel 1464 con la morte prematura del Papa dal quale il paese aveva ormai preso il nome, ma ciò nonostante, Pienza rappresenta uno dei maggiori tentativi rinascimentali di pianificazione urbanistica e di realizzazione della città perfetta.

La struttura del borgo è rimasta praticamente immutata da quegli anni, tranne il rafforzamento delle difese avvenuto nel corso del ’500. Nel 1996 Pienza è entrata a far parte del patrimonio dell’UNESCO, seguita nel 2004 dalla Val d’Orcia, il territorio che la circonda.

Centro della “città ideale” è Piazza Pio II che presenta una particolare forma a trapezio invertito pensata per accentuarne prospetticamente la profondità. La piazza è ingentilita dall’elegante pozzo in travertino addossato alla facciata di palazzo Piccolomini.

Ad attirare immediatamente lo sguardo dei visitatori è l’imponente facciata rinascimentale della Cattedrale di Santa Maria Assunta, dalla candida superficie in travertino spartita verticalmente in tre parti da larghi pilastri fiancheggiati da due ordini di colonne. All’interno, visitando la parte absidale dell’edificio sacro, è facile accorgersi del problema che sin dalla sua costruzione affligge l’edificio. La cattedrale, infatti, venne costruita su un terreno che cominciò a cedere e lo stesso Rossellino cercò di provvedervi con interventi di ripristino, senza tuttavia risolvere il problema che è perdurato fino ai giorni nostri. L’interno è decorato da ricche opere d’arte commissionate da Pio II ai maggiori artisti senesi dell’epoca.

Nel lato destro della piazza si trova il magnifico Palazzo Piccolomini, che fu la residenza papale. L’edificio, a pianta quasi quadrata e a tre piani, propone un grande portale attraverso il quale si accede al cortile quadrato circondato da un loggiato sostenuto da colonne di pietra. A sinistra del cortile si sviluppa il bellissimo giardino pensile rinascimentale, che offre ai visitatori una splendida vista panoramica sull’intera Val d’Orcia. 

Il lato del palazzo che dà sul giardino è ornato da una grandiosa loggia a tre ordini d’arcate. Al suo interno il palazzo custodisce la “sala degli Antenati”, con mobili cinque-seicenteschi e un “ritratto di Pio II” di Vittorio Salimbeni, la “sala da pranzo”, il “salotto della Musica” e la “sala delle Armi”. 

Sulla piazza si affaccia il palazzo Vescovile, edificio gotico ristrutturato in chiave rinascimentale nel ’400 dal cardinale Rodrigo Borgia (il futuro Papa Alessandro VI), per farne la propria residenza. La semplice facciata è ornata da un agile ed elegante portale e da due file di grandi finestre “a croce guelfa”. Perfettamente di fronte alla Cattedrale è collocato il Palazzo Comunale, dal caratteristico portico a tre arcate, con quattro bifore al piano superiore e la leggera torre merlata in cotto con orologio. L’interno del portico è decorato dagli stemmi in pietra di Papa Piccolomini e dei vari Podestà che vi risiedettero.

Proseguendo per Corso Rossellino si incontra palazzo Ammannati, pregevole costruzione quattrocentesca edificata dal cardinale Giacomo Ammannati, e la chiesa di San Francesco, di origine duecentesca, dalla semplicissima facciata in pietra. Il corso principale si conclude con la trecentesca Porta al Prato, oltre la quale si accede alla panoramica e romantica passeggiata di Santa Caterina.

Prima di ripartire da Pienza dovete fare due passi nelle vie dell’amore: la via del Bacio, quella dell’Amore o della Fortuna (di chi è riuscito a trovare l’amore della vita). E provare la magia di percorrerle mano nella mano e baciarvi al tramonto davanti allo splendido panorama della Val d’Orcia promettendovi amore eterno davanti a questa infinita bellezza. Anche Zeffirelli  rimase talmente tanto colpito da queste atmosfere da sceglierle nel 1968 come set per girare la più grande storia d’amore mai conosciuta, quella di “Romeo e Giulietta”.  

Per gli amanti del buon caffè  e non, è doverosa una visita alla Torrefazione Artigianale a Legna Caffè GM a circa 1,5 Km dal centro di Pienza, in direzione di Montepulciano, sulla destra, all’interno, troverete la Torrefazione. Ad accogliervi ci sarà Maurizio, Mastro tostatore, con Liliana e Alessandro, il socio che si occupa del commerciale. Caffè GM è una torrefazione artigianale che da oltre 40 anni, in modo del tutto naturale, come avveniva oltre cento anni fa, tosta miscele di caffè selezionati provenienti da paesi equatoriali come Brasile, Costa Rica, Guatemala, Etiopia, Porto Rico, rigorosamente nel rispetto dei tempi e dei ritmi con legna di quercia e raffreddamento ad aria. Questa lavorazione dona al caffè un profumo ed un aroma veramente speciale e coinvolgente. Avrete modo di gustare una tazza di un caffè straordinario che difficilmente potrete ritrovare. I sapori si esaltano e rimangono piacevolmente sul palato per molto tempo. Troverete nella tazzina tutto l’amore che questi artigiani mettono nel loro lavoro insieme alla tradizione di antichi sapori e cultura. Una curiosità: alcune partite di questo “oro nero” vengono trasportate in veliero, nel completo rispetto dell’ambiente. 

Tappa 6 – Sant’Anna in Camprena

“Chiudendo” le porte della città ideale, prendete la strada per San Quirico. E dopo poco altra strada a destra per Sant’Anna in Camprena, dove arriverete ad un ex-complesso monastico,  fondato da Bernardo Tolomei e abitato solo a partire dal 1334. L’edificio fu completamente ristrutturato, nelle forme che possiamo vedere oggi, tra il 1400 e il 1500. Questo luogo, intriso di storia e spiritualità, ha affascinato tra gli altri il regista italo-americano Anthony Minghella,  che l’ha scelto per girare alcune delle più celebri scene del film Il Paziente Inglese, vincitore di ben 9 Premi Oscar. 

Sant’Anna in Camprena è adibito ad agriturismo in cui si svolgono numerose attività, come corsi d’arte nelle materie di pittura, disegno, fotografia e concerti di musica classica ed è anche la location perfetta per suggestivi matrimoni.

All’interno della chiesa lungo le pareti vi sono opere del Seicento relative alle Scene della vita di San Bernardo Tolomei e nel refettorio del monastero si trova un bellissimo ciclo di affreschi, databili 1503-1504, raffiguranti, nella parete di fondo, la moltiplicazione dei pani e dei pesci e nella parete di ingresso tre scene con San Benedetto in trono circondato dai monaci, la Pietà, la Madonna col Bambino, S. Anna e due monaci olivetani. II tutto è opera di Antonio Bazzi detto il Sodoma, geniale artista piemontese vissuto tra la fine del Quattrocento e la prima metà del Cinquecento.

Sulla strada di ritorno verso San Quirico, troverete un’altra icona della Val d’Orcia, sulla sinistra su un crinale svetta la Cappella della Madonna di Vitaleta. Una “macchia bianca” di pietra di Rapolano, con i cipressi a farle da guardia, che si erge imperiosa su un panorama stupendo. E’ posta sotto tutela dall’Unesco. Da essa proviene la statua della Madonna attribuita ad Andrea della Robbia, dal 1870 in poi conservata all’interno della chiesa della Madonna di Vitaleta nel centro storico di San Quirico d’Orcia, che si dice acquistata nel 1553 in una bottega a Firenze.

Dove Mangiare

Trattoria Osenna – San Quirico

Ristorante la Taverna del Barbarossa – San Quirico

Fonte alla Vena – San Quirico

La Bottega di Portanuova – San Quirico

Osteria Perillà – Rocca d’Orcia

Dopolavoro La Foce – Pienza

Torrefazione GM Caffè torrefazione artigianale a legna – Pienza

Dove Dormire

Hotel Casanova San Quirico 

Historic Luxury Capitano Collection San Quirico 

Adler Thermae a Bagno Vignoni

Agriturismo Il Rigo San Quirico

La Casa di Adelina Pienza

Il Chiostro di Pienza

Aperitivi gourmet 

Idyllium Pienza un cocktail bar raffinto nelle scuderie di Palazzo Piccolomini

DOVE ACQUISTARE 

Bagno Vignoni pochi metri di distanza, sorge l’Erboristeria Hortus Mirabilis di Luigi Giannelli, famoso erborista, naturopata e studioso di fisiognomica che in questa bottega artigiana, come accadeva nelle farmacie dei secoli scorsi, confeziona tinture, ma anche oli, liquori, essenze, profumi.

Consigli

Fissare con la torrefazione per una visita con degustazione e assistere alla torrefazione del caffè.

Alcune partite di caffè arrivano dal sudamerica in veliero.

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